意大利語(yǔ)閱讀:《海上鋼琴師》(16)
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Insomma, qualcuno andò da Jelly Roll Morton e gli disse: su quella nave c'è uno che col pianoforte fa quel che vuole. E quando ha voglia suona il jazz, ma quando non ha voglia suona qualcosa che è come dieci jazz messi insieme. Jelly Roll Morton aveva un caratterino, lo sapevano tutti. Disse: "Come fa a suonare bene uno che non ha nemmeno le palle per scendere da una stupida nave?". E giù a ridere, come un matto, lui, l'inventore del jazz. Poteva finire lì, solo che uno a quel punto disse: "Fai bene a ridere perché se solo quello si decide a scendere tu ritorni a suonare nei bordelli, com'è vero Iddio, nei bordelli". Jelly Roll smise di ridere, tirò fuori dalla tasca una piccola pistola col calcio di madreperla, la puntò alla testa del tizio che aveva parlato e non sparò: però disse: "Dov'è 'sto cazzo di nave?".
Quel che aveva in mente era un duello. Si usava, allora. Si sfidavano a colpi di pezzi di bravura e alla fine uno vinceva. Cose da musicisti. Niente sangue, ma un bel po' di odio, di odio vero, sotto la pelle. Note e alcol. Poteva anche durare una notte intera. Era quella cosa lì che aveva in mente Jelly Roll, per farla finita con 'sta storia del pianista sull'Oceano, e tutte quelle balle. Per farla finita. Il problema era che Novecento, a dire il vero, nei porti non suonava mai, non voleva suonare. Erano già un po' terra, i porti, e non gli andava. Lui suonava dove voleva lui. E dove voleva lui era in mezzo al mare, quando la terra è solo più luci lontane, o un ricordo, o una speranza. Era fatto così. Jelly Roll Morton bestemmiò mille volte, poi pagò di tasca sua il biglietto di andata e ritorno per l'Europa e salì sul Virginian, lui che non aveva mai messo piede su una nave che non andasse su e giù per il Mississippi. "è la cosa più idiota che io abbia mai fatto in vita mia," disse, con qualche bestemmia in mezzo, ai giornalisti che andarono a salutarlo, al molo 14 del porto di Boston. Poi si chiuse in cabina, e aspettò che la terra diventasse luci lontane, e ricordo, e speranza.